Vivi Cosenza

martedì 23 febbraio 2010

L'economista Infelise a Bisignano per tracciare le linee guida di un Turismo ospitale


Organizzato un incontro a Bisignano dal movimento Commossi&Indignati, fondato da Lilia Infelise,l’economista industriale nata in Calabria e impegnata in particolare nel campo dell’innovazione dei sistemi produttivi, delle aree fragili e deboli del mezzogiorno.
Si tratta di un cammino che ha dato la possibilità di fare il punto su criticità e potenzialità di Bisignano e di proporre azioni concrete per valorizzare le risorse.
«Questa passeggiata è stata organizzata dal movimento Commossi&Indignati – Lilia Infelise si è rivolta ai partecipanti – noi siamo commossi per le potenzialità che questa regione ha e indignati perché queste potenzialità non sono affatto valorizzate. Nei giorni scorsi siamo stati a Rosarno, per il documentario che stiamo girando, e abbiamo visto l’avvilimento del potenziale che c’è: laddove dovrebbe esserci un centro agroalimentare, c’è, invece, un rifugio per persone ridotte in schiavitù». Secondo l’economista, per lo sviluppo della Calabria, sono necessari una leadership competente che voglia e sia in grado di realizzare il bene comune e un nuovo modello di agire politico che coinvolga tutti i cittadini. La passeggiata, le cui modalità sono state definite dall’associazione MOSAICO (www.mosaiconet.net) nel 2000, è uno di quegli strumenti che consentono la partecipazione allargata.
Lilia Infelise ha focalizzato l’attenzione sul turismo: quali sono le unicità di Bisignano? E cosa fare per valorizzarle? Le due domande hanno guidato la discussione. Il territorio di Bisignano è stato interessato, sino a fine ottocento, da terremoti devastanti. In un territorio ad altissima sismicità e con un sottosuolo sabbioso, ad alto rischio di frane, si è costruito male e dappertutto.
La ceramica, la lavorazione tessile, la liuteria sarebbero risorse preziose – è di Bisignano uno dei più prestigiosi liutai a livello mondiale, Vincenzo De Bonis – ma non sono adeguatamente valorizzate. Le nuove infrastrutture rimangono chiuse. I primi insediamenti risalgono all’età del ferro, ma non vengono avviati gli scavi. Gran parte dei reperti, ritrovati quasi per caso, sono stati trafugati. Addirittura i ruderi del Castello dei San Severino, come pure alberi secolari, sono stati distrutti per livellare la collina e costruire in modo disordinato. In questo contesto di cementificazione esasperata emerge una sola costruzione di qualità: una struttura che doveva essere utilizzata per la valorizzazione dell’arte dei liuti, rimasta, però, chiusa e inattiva.
In che modo salvaguardare queste specificità e recuperare la memoria della storia della cittadina? È stato proposto di educare le nuove generazioni, a partire dall’asilo. La struttura, costruita sulla ex-collina Castello e mai aperta, potrebbe diventare un punto di ritrovo per i giovani. Al fine di promuovere un turismo ospitale, potrebbero essere allestiti dei bed&breakfast nei palazzi storici. Queste le proposte emerse dall’incontro.
Angela Mendicino

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